martedì 1 ottobre 2019

PERCORSO DI EDUCAZIONE AD UN SANO STILE DI VITA





 
 
Dal 12 al 26 ottobre 2019 terrò tre sessioni di educazione ad un sano stile di vita SELFDIET!
Le diete hanno fallito, sono arcaiche, superate! Hanno sempre promesso risultati mai ottenuti (perlomeno nel lungo termine)!
Se vuoi uscire dall' insidiosa e devastante spirale delle diete questo è il corso che fa per Te, che attenzione, non promette miracoli ma vi garantisce un cambiamento di prospettiva incentivando un completo utilizzo delle vostre potenzialità necessarie per vincere la vostra sfida!
 
 

mercoledì 3 luglio 2019

ARTRITE E STILE DI VITA


L'artrite è un termine ampio che comprende i  danni e l'infiammazione delle strutture dell'articolazione.
L'artrite può avere diverse cause e può essere classificata in base ad esse:

 1-Traumatica: cause meccaniche (lesioni, traumi, carichi)
 2-Infettiva (causata da un agente infettivo, batteri o virus)
 3-Infiammatoria: acuta o cronica (gotta, malattia autoimmune in particolare l'artrite reumatoide).

I fattori che danneggiano l'articolazione sono in ogni caso quasi sempre associati ad un processo infiammatorio.
 1-Nell’ artrite degenerativa e traumatica è un danno meccanico che porta a infiammazione e distruzione.

 2-In altre cause come l'artrite autoimmune e la gotta è l'infiammazione che si verifica prima che segua il danno. L'infiammazione in queste condizioni è causata da depositi di sostanze chimiche come acido urico (gotta) o immunocomplessi (artrite reumatoide, lupus) o causati da un attacco cellulare diretto sull'articolazione (linfociti, agenti microbici o entrambi).

I Segni ed i sintomi dell’ artrite includono: gonfiore, arrossamento e difficoltà a muovere le articolazioni a causa del dolore o a delle limitazioni (l'osteoartrosi fa sì che le ossa si sfregano l'una con l'altra). Sia l'1 che il 2 possono essere molto dolorosi. Tuttavia, l'artrite indotta da trauma non provoca febbre, né causa sintomi sistematici come rash cutaneo o altri danni agli organi. Mentre la gotta o le artriti autoimmuni si associano a tali sintomi.

La posizione della lesione può essere utile per diagnosticare la causa:

 -Un ginocchio gonfio in una persona obesa o in un atleta può essere un segno di danno meccanico o lesioni causate dal peso.
 -Un dito gonfio può essere un segno di gotta o artrite reumatoide. Forme avanzate di gotta ed artrite reumatoide portano all'osteoartrosi.

Esistono condizioni meno comuni di artrite (genetica, ecc.)

FATTORI NUTRIZIONALI, METABOLICI E ORMONALI COLLEGATI ALL'ARTRITE:
 Fattori che aumentano il rischio di artrite:
• Età: più invecchiamo, meno flessibili sono le nostre articolazioni e più muscoli e tessuto osseo possiamo perdere.
• Peso: essere obesi grava sulle articolazioni. In aggiunta a ciò, l'infiammazione associata all'obesità e laresistenza all’insulina e al cortisolo aumentano l’ infiammazione delle articolazioni.
• Sesso: le donne hanno meno probabilità di soffrire di artrite fino a prima della menopausa. Successivamente il rischio aumenta in maniera esponenziale.

Gli uomini con obesità viscerale sono a maggior rischio di artrosi e gotta.
• Stress: lo stress cronico e l'innalzamento del cortisolo possono portare a resistenza al cortisolo.
• La resistenza al cortisolo è un grave fattore di rischio di malattie infiammatorie, allergiche e autoimmuni. In entrambi i casi di asma o artrite, le cellule immunitarie non rispondono bene ai segnali anti-infiammatori dell'ormone cortisolo naturale (surrenale) quando la persona subisce uno stress prolungato. La persona ha troppo cortisolo nell'area infiammata, ma l'ormone non funziona. I medici usano forme sintetiche di cortisone per sopprimere l'infiammazione (o iniettare direttamente l'ormone naturale nel liquido sinoviale)
DIETA:
• Dieta: eccesso di consumo di grassi lavorati, omega-6 e grassi animali, acidi grassi trans, alimenti zuccherati e mancanza di cibi integrali ricchi di sostanze fitochimiche, grassi omega-3, fibre, amminoacidi essenziali, vitamine e minerali sono stati collegati a più alto rischio di artrite.
• La mancanza di attività fisica e lo stile di vita sedentario aumentano i rischi di obesità, infiammazione, stress, resistenza all'insulina e resistenza al cortisolo, perdita ossea e muscolare. Tutti sono considerati fattori di rischio per lo sviluppo dell'artrite.

CONSIGLI DI STILE DI VITA:

Rimuovere / ridurre drasticamente i carboidrati raffinati, tutte le bevande e gli alimenti zuccherati e, gli oli vegetali ad alto contenuto di omega-6, i cibi fritti e i grassi trans derivati ​​dalla dieta.
Inoltre, limitare le carni animali e i grassi saturi da fonti animali.
Limitare gli acidi grassi omega-6. Sì, gli omega 6 sono essenziali, ma la dieta occidentale è molto alta in omega 6. L'assunzione eccessiva di grassi omega -6 può aumentare le prostaglandine infiammatorie.
Sostituire gli oli economici ricchi di omega-6 con olio d'oliva. Utilizzare anche le piante che sono ricche di grassi monoinsaturi come avocado, olive, noci e semi.
Amega-3 acidi grassi trovati in pesci grassi, noci e semi, verdure scure e tuorli d'uovo naturali
Mangiare pesce grasso come salmone e sardine 3 volte a settimana o assumere integratore omega -3
Evitare di fumare e limitare l'alcol.

 

SCRITTO DA DR. PAOLO DE ROCCO-nutrizionista

SELFDIET- La tua dieta per sempre- Casarano (Lecce)

Cell. 3472753199

RIFERIMENTI :

 

mercoledì 19 giugno 2019

Associazione tra dieta e umore: una revisione sistematica della letteratura corrente

 
È stata recentemente pubblicata una revisione sistematica per valutare l'associazione tra i diversi tipi di diete e lo stato d'animo. Studi su questa associazione pubblicati su PubMed, la biblioteca di Cochrane, Science direct, Scopus, Google scholar e ISI web of science database sono stati ricercati fiino alle pubblicazioni del dicembre 2017. Anche se non ci sono risultati coerenti tra gli studi, sembra che la dieta DASH, a base vegetale, basata sul carico glicemico, le diete chetogeniche e le diete Paleo potrebbero migliorare l'umore più degli altri approcci dietologici. Sono tutte diete a moderato/ basso apporto di carboidrati. Sembrerebbe che almeno nel breve medio termine le diete migliori siano queste.  Sono necessari ulteriori studi per valutare tale relazione in un periodo più lungo per stabilire un legame stabile tra dieta e umore.
Fonte:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/30537665/?i=19&from=/30075165/related
 
 
Dott. Paolo De Rocco
Nutrizionista Biologo
SELFDIET - LA TUA DIETA PER SEMPRE- CASARANO ( LECCE)

giovedì 13 giugno 2019

QUALI INTEGRATORI PER LA SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA?

 
 
I sistemi cellulari per la produzione di energia presenti nei mitocondri sembrano contribuire al complesso pattern di sintomi nella sindrome da stanchezza cornica. È stato riportato che il danno cellulare a livello dei  mitocondri può rovinare le capacità della cellula di produrre molecole ad alta energia, tra cui NADH e ATP . Ciò si verifica principalmente a causa di componenti mitocondriali danneggiati con funzionalità compromessa.
G. Nicolson, R. Gan, J. Haier- Multiple co‐infections (mycoplasma, chlamydia, human herpes virus‐6) in blood of chronic fatigue syndrome patients: association with signs and symptoms
 Negli ultimi anni, c'è stato un significativo aumento della qualità degli interventi nutrizionale basati sull'evidenza scientifica per la sindrome da stanchezza cronica. Un breve riassunto degli interventi nutrizionali suggeriti lo riporto nella tabella seguente .
 Supplementi nutrizionalisuggeriti nella sindrome da stanchezza cronica; riporto una raccomandazione alternativa del seguente studio pilota:
J.E. Teitelbaum, C. Johnson, J. St CyrThe use of D-ribose in chronic fatigue syndrome and fibromyalgia: a pilot study
 
 
nutriente
Dose
Numero di pazienti
Riferimento
Vitamina B12
1-10 mg / settimana (IM)
38
1
Acido folico
1-5 mg / giorno (orale)
38
2
Supradyn®
1 / giorno (orale)
38
3
NADH + coenzima Q 10
20 mg / giorno + 200 mg / giorno (orale)
73
4
D-ribosio
3 × 5 mg /
41
5
 Riferimenti scientifici dell’integrazione riportata nella tabella:
1.        G. Morris, B. Stubbs, C.A. Köhler, K. Walder, A. Slyepchenko, M. Berk, A.F. CarvalhoThe putative role of oxidative stress and inflammation in the pathophysiology of sleep dysfunction across neuropsychiatric disorders: focus on chronic fatigue syndrome, bipolar disorder and multiple sclerosis Sleep Med. Rev., 41 (2018), pp. 255-266. View Record in ScopusGoogle Scholar
2.        G. Morris, B. Stubbs, C.A. Köhler, K. Walder, A. Slyepchenko, M. Berk, A.F. CarvalhoThe putative role of oxidative stress and inflammation in the pathophysiology of sleep dysfunction across neuropsychiatric disorders: focus on chronic fatigue syndrome, bipolar disorder and multiple sclerosis Sleep Med. Rev., 41 (2018), pp. 255-266. View Record in ScopusGoogle Scholar
3.        D. Maric, S. Brkic, A.N. Mikic, S. Tomic, T. Cebovic, V. Turkulov. Multivitamin mineral supplementation in patients with chronic fatigue syndrome
4.        M.J. Castaño, J. Solera. Chronic brucellosis and persistence of Brucella melitensis DNA J. Clin. Microbiol., 47 (2009), pp. 2084-2089. CrossRefView Record in ScopusGoogle Scholar
5.        K. Jones, Y. Probst. Role of dietary modification in alleviating chronic fatigue syndrome symptoms: a systematic reviewAust. N. Z. J. Public Health, 41 (2017), pp. 338-344CrossRefView Record in ScopusGoogle Scholar
 
Numerose recensioni hanno riportato che alcune carenze nutrizionali potrebbero essere coinvolte come agenti eziologici in questa sindrome. Questi includono carenze di vitamina C, complesso vitaminico B , sodio, magnesio, zinco, acido folico, l- carnitina, l- triptofano, acidi grassi essenziali e coenzima Q 10.
M.R. Werbach. Nutritional strategies for treating chronic fatigue syndrome. Altern. Med. Rev., 5 (2000), pp. 93-108. View Record in ScopusGoogle Scholar
Ad esempio,  B12 ed  acido folico forniscono una reazione positiva nei pazienti esaminati. 
G. Morris, B. Stubbs, C.A. Köhler, K. Walder, A. Slyepchenko, M. Berk, A.F. CarvalhoThe putative role of oxidative stress and inflammation in the pathophysiology of sleep dysfunction across neuropsychiatric disorders: focus on chronic fatigue syndrome, bipolar disorder and multiple sclerosis Sleep Med. Rev., 41 (2018), pp. 255-266. View Record in ScopusGoogle Scholar
Il basso contenuto di vitamina E nel siero durante la remissione ha rivelato che un elevato stress ossidativo potrebbe contribuire alla patogenesi della sindrome da stanchezza cronica e può essere direttamente correlato alla gravità dei sintomi indicando che la supplementazione antiossidante potrebbe alleviare i sintomi muscolari.
K. Miwa, M. Fujita. Fluctuation of serum vitamin E (α-tocopherol) concentrations during exacerbation and remission phases in patients with chronic fatigue syndrome. Heart Vessels, 25 (2010), pp. 319-323. CrossRefView Record in ScopusGoogle Scholar
Inoltre, Maric e i suoi colleghi hanno rivelato che i supplementi multivitaminici-minerali potrebbero essere un approccio sicuro e facile per alleviare i sintomi della stanchezza cronica e migliorare la qualità della vita.
D. Maric, S. Brkic, A.N. Mikic, S. Tomic, T. Cebovic, V. Turkulov. Multivitamin mineral supplementation in patients with chronic fatigue syndrome
Un’adeguata assunzione di grassi buoni ed antiossidanti sotto forma di integratori alimentari , potrebbe controllare il danno ossidativo e ripristinare la membrana cellulare e le funzioni mitocondriali. 
G.L. Nicolson, R. Ellithorpe. Lipid replacement and antioxidant nutritional therapy for restoring mitochondrial function and reducing fatigue in chronic fatigue syndrome and other fatiguing illnesses. J. Chronic Fatigue Syndr., 13 (2006), pp. 57-68. CrossRefView Record in ScopusGoogle Scholar
 
 
 
Scritto da: Dott. Paolo De Rocco
Nutrizionista Biologo
Studio di nutrizione SELFDIET- Casarano (Lecce)
Cell. 3472753199
 

mercoledì 22 maggio 2019

LA DIETA MEDITERRANEA PROTEGGE IL DNA E CON ESSO LA NOSTRA LONGEVITà E BENESSERE: LO DICE LA SCIENZA




La dieta mediterranea è caratterizzata da un elevato consumo di frutta, verdura, cereali, patate, pollame, fagioli, noci, pesce magro, latticini, piccole quantità di carne rossa, consumo moderato di alcol e olio d'oliva. La maggior parte di questi alimenti sono ricche fonti di composti bioattivi che possono svolgere un ruolo nella protezione dello stress ossidativo incluso il danno al DNA. Una recensione recente fornisce una sintesi delle prove derivanti da studi di intervento umano finalizzati a valutare l'impatto della dieta mediterranea sui marcatori del danno al DNA, sulla riparazione del DNA e sulla lunghezza dei telomeri. I pochi risultati disponibili mostrano un effetto protettivo generale della dieta mediterranea da sola, o in combinazione con alimenti ricchi di bioattività, sul danno al DNA. In particolare, gli studi hanno riportato una riduzione dei livelli di 8-idrossi 2'⁻deossiguanosina e una modulazione dell'espressione del gene di riparazione del DNA e della lunghezza dei telomeri. In conclusione, nonostante la letteratura limitata disponibile, i risultati ottenuti sembrano supportare gli effetti benefici del pattern dietetico dieta mediterranea nella protezione contro la suscettibilità al danno del DNA. Tuttavia, sono auspicabili ulteriori interventi ben controllati al fine di confermare i risultati ottenuti e fornire conclusioni basate sull'evidenza.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6412605/

sabato 4 maggio 2019

IL GRASSO SOTTOCUTANEO SI RIDUCE QUANDO CI ESPONIAMO AL SOLE





Uno studio innovativo, condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Alberta, ha dimostrato che le cellule adipose che si trovano appena al di sotto della nostra pelle si restringono se esposte alla luce blu emessa dal sole.

Quando le lunghezze d'onda della luce blu del sole (la luce che possiamo vedere con gli occhi ) penetrano nella nostra pelle e raggiungono le cellule adipose appena al di sotto, le goccioline lipidiche si riducono di dimensioni e vengono rilasciate dalla cellula stessa.

Si può ipotizzare che l' insufficiente esposizione alla luce solare durante l’inverno potrebbe favorire l’ immagazzinamento del grasso ( oltre al ben conosciuto meccanismo della vitamina D) e contribuire al tipico aumento di peso che alcuni di noi hanno durante questa stagione.
Sulla base dei risultati della ricerca, le cellule di grasso che immagazziniamo proprio al di sotto della nostra pelle potrebbero essere un orologio biologico periferico sensibile alla luce solare.

Non è una novità che la luce blu emessa dal sole sia in grado di regolare i nostri ritmi circadiani ( ritmo sonno-veglia) attraverso alcuni recettori presenti nei nostri occhi. Ecco perché non bisognerebbe guardare i dispositivi digitali prima di andare a letto. Cellulari, pc e tablet emettono la stessa luce blu che emette il sole e ci segnalano di svegliarci. Sulla base di tale evidenza si può ipotizzare che anche le cellule adipose sottocutanee possono avere una certa sensibilità alla luce, agendo come regolatori del loro stesso accumulo di grasso a seconda della stagione: aumento di peso in inverno e diminuzione in estate.

Attenzione, la scoperta è solo un'osservazione iniziale e perseguire l'esposizione alla luce solare non è un modo sicuro o consigliato per perdere peso. Ad esempio, non è conosciuta ancora l'intensità e la durata della luce necessaria per attivare questo effetto.

Tuttavia, questa scoperta apre nuove vie di esplorazione scientifica che potrebbero un giorno portare a trattamenti farmacologici o di esposizione controllata alla luce per l'obesità e altri  problemi di salute correlati come il diabete.

 
Autore articolo: Dottor Paolo De Rocco

 
SELFDIET- STUDIO DI NUTRIZIONE- Dott. Paolo De Rocco e dott.ssa Fabiana Petruzzi
Via Montesanto, 3B.Casarano(Lecce)Cell. 3472753199

 

lunedì 29 aprile 2019

GESTIONE DELLO STRESS, FAME NERVOSA ED AUMENTO DI PESO: UN AIUTO DALLA TECNOLOGIA

La funzionalità cardiaca è un indice generale del nostro stato di benessere. Un corpo sano con un sistema cardiovascolare in salute, mostra, in condizione di riposo, una sorprendente irregolarità fra battiti cardiaci e una notevole Variabilità della Frequenza Cardiaca. Viceversa un organismo soggetto a stress cronico avrà un ritmo cardiaco molto regolare e con scarse variazioni.
Un cuore in buona salute si comporta come un tennista che sta per ricevere un servizio, sposterà il peso a destra e sinistra per rimanere flessibile, reattivo e pronto ad agire nell'istante in cui percepirà di dover rispondere a uno stimolo.
È possibile modificare consapevolmente la Variabilità della nostra Frequenza Cardiaca, riducendo lo stress, la fame emotiva, migliorando la qualità del sonno ed incrementando la lucidità mentale oltre che la forza e la resistenza fisica, seguendo questo training a questo link:

È anche possibile misurare la nostra Variazione della Frequenza Cardiaca con degli strumenti come quello che vi riportiamo a questo link:


SELFDIET- Studio di Dietologia e Nutrizione Umana- dottori De Rocco e Petruzzi
Via Montesanto, 3B Casarano (Lecce)

venerdì 26 aprile 2019

NON SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO, SIAMO QUELLO CHE ASSORBIAMO





L'adagio "siamo quello che mangiamo" è incompleto. 
Non siamo ciò che mangiamo, ma ciò che digeriamo e assorbiamo
Mangiare in un' atmosfera calma, senza fretta e con uno stato d'animo sereno deve essere il primo obiettivo da porsi. Quando consumiamo del cibo in condizione di stress psicofisico impegniamo il sistema nervoso simpatico ed in questa condizione la digestione ,che è invece attivata dal sistema nervoso parasimpatico, non ha alcuna possibilità di funzionare a dovere.

Ma realisticamente non sempre è possibile godersi un pasto lento e sereno magari circondati da alberi di bambù ed il suono dei ruscelli. 
Ci possono venire in aiuto in questi casi delle opportune integrazioni alimentari. Per i momenti in cui la funzione digestiva potrebbe essere compromessa da circostanze stressanti o da condizioni gastrointestinali che ostacolano l'assorbimento dei nutrienti, può essere utile integrare con HCl, bile di bue e / o enzimi digestivi.

Alcuni nutrienti e vari composti influenzano l'assorbimento di alcuni minerali chiave per la nostra salute.
 
Ad esempio, l'alcol generalmente aumenta l'assorbimento del ferro, ma inibisce l’assorbimento del ferro non eme (quello dei vegetali)
Polifenoli e tannini in alimenti e bevande come cacao, caffè, tè nero, noci, more e i mirtilli possono ridurre l'assorbimento del ferro non eme (vegetale).

Il calcio può anche interferire con l'assorbimento del ferro ed è l'unica sostanza conosciuta che inibisce l'assorbimento sia del ferro eme che di quello non- eme. Chi assume supplementi di ferro dovrebbe ingerirli a distanza di almeno due ore dagli alimenti ricchi di calcio o integratori di calcio. Al contrario, la vitamina C è nota per la sua capacità di migliorare l'assorbimento del ferro non eme. Il miglioramento dell' assorbimento del ferro di pasti vegetariani è direttamente proporzionale alla quantità di acido ascorbico presente (Vitamina C).
La diminuzione dell' assorbimento del ferro non-eme è solo un esempio dei molti modi in cui vari composti alimentari possono interferire con l' assorbimento dei nutrienti. 
 
La presenza di acido fitico o acido ossalico (fitato e ossalato) interferisce con la biodisponibilità di calcio, manganese, magnesio, ferro e zinco. Chi consuma molti cereali integrali e legumi potrebbe non assorbire tutti i nutrienti in essi contenuti. 
Le quantità dei nutrienti indicate sulle etichette degli alimenti e quelle fornite dalle app di monitoraggio degli alimenti non  tengono conto della biodisponibilità limitata in presenza di antinutrienti come l'acido fitico.

L'effetto negativo di alcuni antinutrienti sull'assorbimento dei nutrienti può essere ridotto mediante metodi di preparazione tradizionali come l'ammollo, la germinazione o la fermentazione. Il pane a lievitazione naturale ottenuto da una pasta sottoposta ad un lungo periodo di fermentazione può consentire una migliore biodisponibilità di magnesio e altri minerali. 

Oltre ai cereali integrali ed ai legumi che contengono acido fitico, ci sono altri alimenti generalmente considerati salutari e nutrienti, ma che potrebbero non fornire a pieno nutrienti a causa della presenza di ossalato. Questi alimenti sono gli spinaci, le zucchine, i cavoli, il  sedano, il cacao, i fichi, i lamponi, le more, i fagioli, il tè nero e le noci. Gli alimenti contengono sia ossalato solubile che insolubile, con il solubile che viene meglio assorbito rispetto a quello insolubile. 
L'ebollizione può ridurre il contenuto di ossalato solubile fino al 30-87%.
La soluzione sarebbe non consumare l'acqua di cottura. L'assorbimento di ossalato solubile è ridotto con la simultanea ingestione di alimenti ricchi di calcio. Gli spinaci con crema di formaggio non sono solo deliziosi ma un modo per ridurre l'assorbimento di ossalati.

Ultimo, ma non meno importante, non possiamo ignorare l ruolo di alcuni farmaci nell'alterare l'assorbimento dei nutrienti. 
Ad esempio, l'uso prolungato di inibitori di pompa protonica o altri farmaci per lo stomaco si associano ad aumentato rischio di carenze di ferro, magnesio e B12. 
La metformina, farmaco molto utilizzato nei pazienti con diabete di tipo 2,
 
riduce i livelli di vitamina B12. I farmaci possono, dunque, aumentare o diminuire l'assorbimento dei nutrienti da parte dell'intestino.
 
Inoltre, alcuni farmaci possono accelerare il metabolismo di particolari sostanze nutritive, determinandone un aumentato fabbisogno alimentare.
Alcuni farmaci possono anche aumentare l'escrezione (eliminazione) di alcuni nutrienti, aumentando potenzialmente anche il fabbisogno alimentare. 
Tutti coloro che assumono farmaci devono essere informati su queste problematiche in modo che possano prendere precauzioni ed assumere determinati alimenti lontano dal farmaco o stabilire un' integrazione alimentare efficace.

Il primo passo è sempre quello di acquistare e cucinare cibi sani, non trasformati e nutrienti. Il passo successivo è porre attenzione sulla composizione dei pasti scegliendo combinazioni di alimenti che massimizzino l'assorbimento dei nutrienti essenziali.

Dottor. Paolo De Rocco Biologo Nutrizionista
SELFDIET- STUDIO DI NUTRIZIONE- Via Montesanto, 3B Casarano ( Lecce)
Cell. 3472753199
 

NON SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO, SIAMO QUELLO CHE ASSORBIAMO





L'adagio "siamo quello che mangiamo" è incompleto. 
Non siamo ciò che mangiamo, ma ciò che digeriamo e assorbiamo
Mangiare in un' atmosfera calma, senza fretta e con uno stato d'animo sereno deve essere il primo obiettivo da porsi. Quando consumiamo del cibo in condizione di stress psicofisico impegniamo il sistema nervoso simpatico ed in questa condizione la digestione ,che è invece attivata dal sistema nervoso parasimpatico, non ha alcuna possibilità di funzionare a dovere.

Ma realisticamente non sempre è possibile godersi un pasto lento e sereno magari circondati da alberi di bambù ed il suono dei ruscelli. 
Ci possono venire in aiuto in questi casi delle opportune integrazioni alimentari. Per i momenti in cui la funzione digestiva potrebbe essere compromessa da circostanze stressanti o da condizioni gastrointestinali che ostacolano l'assorbimento dei nutrienti, può essere utile integrare con HCl, bile di bue e / o enzimi digestivi.

Alcuni nutrienti e vari composti influenzano l'assorbimento di alcuni minerali chiave per la nostra salute.
 
Ad esempio, l'alcol generalmente aumenta l'assorbimento del ferro, ma inibisce l’assorbimento del ferro non eme (quello dei vegetali)
Polifenoli e tannini in alimenti e bevande come cacao, caffè, tè nero, noci, more e i mirtilli possono ridurre l'assorbimento del ferro non eme (vegetale).

Il calcio può anche interferire con l'assorbimento del ferro ed è l'unica sostanza conosciuta che inibisce l'assorbimento sia del ferro eme che di quello non- eme. Chi assume supplementi di ferro dovrebbe ingerirli a distanza di almeno due ore dagli alimenti ricchi di calcio o integratori di calcio. Al contrario, la vitamina C è nota per la sua capacità di migliorare l'assorbimento del ferro non eme. Il miglioramento dell' assorbimento del ferro di pasti vegetariani è direttamente proporzionale alla quantità di acido ascorbico presente (Vitamina C).
La diminuzione dell' assorbimento del ferro non-eme è solo un esempio dei molti modi in cui vari composti alimentari possono interferire con l' assorbimento dei nutrienti. 
 
La presenza di acido fitico o acido ossalico (fitato e ossalato) interferisce con la biodisponibilità di calcio, manganese, magnesio, ferro e zinco. Chi consuma molti cereali integrali e legumi potrebbe non assorbire tutti i nutrienti in essi contenuti. 
Le quantità dei nutrienti indicate sulle etichette degli alimenti e quelle fornite dalle app di monitoraggio degli alimenti non  tengono conto della biodisponibilità limitata in presenza di antinutrienti come l'acido fitico.

L'effetto negativo di alcuni antinutrienti sull'assorbimento dei nutrienti può essere ridotto mediante metodi di preparazione tradizionali come l'ammollo, la germinazione o la fermentazione. Il pane a lievitazione naturale ottenuto da una pasta sottoposta ad un lungo periodo di fermentazione può consentire una migliore biodisponibilità di magnesio e altri minerali. 

Oltre ai cereali integrali ed ai legumi che contengono acido fitico, ci sono altri alimenti generalmente considerati salutari e nutrienti, ma che potrebbero non fornire a pieno nutrienti a causa della presenza di ossalato. Questi alimenti sono gli spinaci, le zucchine, i cavoli, il  sedano, il cacao, i fichi, i lamponi, le more, i fagioli, il tè nero e le noci. Gli alimenti contengono sia ossalato solubile che insolubile, con il solubile che viene meglio assorbito rispetto a quello insolubile. 
L'ebollizione può ridurre il contenuto di ossalato solubile fino al 30-87%.
La soluzione sarebbe non consumare l'acqua di cottura. L'assorbimento di ossalato solubile è ridotto con la simultanea ingestione di alimenti ricchi di calcio. Gli spinaci con crema di formaggio non sono solo deliziosi ma un modo per ridurre l'assorbimento di ossalati.

Ultimo, ma non meno importante, non possiamo ignorare l ruolo di alcuni farmaci nell'alterare l'assorbimento dei nutrienti. 
Ad esempio, l'uso prolungato di inibitori di pompa protonica o altri farmaci per lo stomaco si associano ad aumentato rischio di carenze di ferro, magnesio e B12. 
La metformina, farmaco molto utilizzato nei pazienti con diabete di tipo 2,
 
riduce i livelli di vitamina B12. I farmaci possono, dunque, aumentare o diminuire l'assorbimento dei nutrienti da parte dell'intestino.
 
Inoltre, alcuni farmaci possono accelerare il metabolismo di particolari sostanze nutritive, determinandone un aumentato fabbisogno alimentare.
Alcuni farmaci possono anche aumentare l'escrezione (eliminazione) di alcuni nutrienti, aumentando potenzialmente anche il fabbisogno alimentare. 
Tutti coloro che assumono farmaci devono essere informati su queste problematiche in modo che possano prendere precauzioni ed assumere determinati alimenti lontano dal farmaco o stabilire un' integrazione alimentare efficace.

Il primo passo è sempre quello di acquistare e cucinare cibi sani, non trasformati e nutrienti. Il passo successivo è porre attenzione sulla composizione dei pasti scegliendo combinazioni di alimenti che massimizzino l'assorbimento dei nutrienti essenziali.

Dottor. Paolo De Rocco Biologo Nutrizionista
SELFDIET- STUDIO DI NUTRIZIONE- Via Montesanto, 3B Casarano ( Lecce)
Cell. 3472753199
 

venerdì 29 marzo 2019

Su La Gazzetta del Mezzogiorno, edizione di Lecce, si parla del mio libro Le Diete non funzionano, edito da Primiceri Editore!
Le modalità compulsive di assunzione di cibo si nutrono di non Presenza, di disattenzione, di comportamenti automatici. Coltivare l' Attenzione e la Presenza è dunque il migliore degli antidoti.
Essere presenti a tavola implica:
➡️ non arrivare mai ad essere TROPPO AFFAMATI: consuma piuttosto pasti sani ed eventuali spuntini.
➡️TROPPO ARRABBIATI: non reprime la rabbia ma non lasciarti guidare da essa.
➡️ TROPPO SOLI: puoi cercare compagnie "nutrienti".
➡️ TROPPO STANCHI: non abbuffarti di incombenze anche se ti curi di rispettare gli impegni assunti.